Calcolare la Posizione Finanziaria Netta

Per il calcolo della Posizione Finanziaria Netta occorre individuare innanzitutto le poste del passivo dello Stato Patrimoniale riguardanti le passività finanziarie, cioè quelle passività che possono determinare interessi passivi.

Possiamo quindi individuare i valori del passivo dello stato patrimoniale relativi a : D) 1) Obbligazioni ; 2) Obbligazioni convertibili ; 3) Debiti verso soci per finanziamenti;  4) Debiti verso banche;
5) Debiti verso altri finanziatori .

Tali voci di bilancio  individuano passività che per loro natura e senza particolari dubbi interpretativi mostrano una natura finanziaria, e pertanto ragionevolmente sono produttive di interessi passivi.
Oltre a queste voci, possono esserne incluse anche altre del passivo di Stato Patrimoniale, previo approfondimento delle loro caratteristiche : laddove sia infatti rilevata una natura finanziaria (“debt-like items”), e non commerciale o corrente, queste andranno incluse nel calcolo della posizione debitoria, viceversa, laddove la connotazione sia di tipo commerciale o corrente, non saranno da considerare nel calcolo della PFN.

Tra le ulteriori voci del passivo che possono presentare una natura finanziaria (previa analisi del singolo caso) possiamo individuare : D) 8) Debiti rappresentati da titoli di credito ; 9) Debiti verso imprese controllate ; 10) Debiti verso imprese collegate ; 11) Debiti verso imprese controllanti ; 11-bis) debiti verso imprese sottoposte al controllo delle controllanti ; 14) Altri debiti.

Circa Trattamento Fine Rapporto (TFR) occorre evidenziare che in una impostazione di scuola italiana, tale fondo sarebbe da considerare come parte della gestione corrente, poiché da esso originato. In tal senso sarebbe, quindi, da escludere dal calcolo della PFN, in quanto posta di matrice non finanziaria. Contrariamente, secondo una impostazione internazionale, il TFR è a tutti gli effetti da considerare un debito assimilabile ai debiti finanziari, in quanto richiedente una rivalutazione periodica, e quindi de facto produttivo di oneri finanziari nel bilancio aziendale.

Per calcolare la PFN occorre che la posizione debitoria sia espressa al netto della cassa e delle disponibilità liquide equivalenti. Pertanto, il calcolo della PFN può essere così epresso:
Debiti finanziari (“interest bearing debt”) + Debiti assimilabili ai debiti finanziari (“debt like items”) + TFR e TFM – Cassa e disponibilità liquide (“cash”) – Attività assimilabili alla cassa (“cash equivalents”) = Posizione finanziaria netta.
La cassa e le disponibilità liquide sono facilmente individuabili all’interno del bilancio civilistico alla voce “C) Attivo circolante IV. Disponibilità Liquide.” Mentre le voci relative alle attività assimilabili alla cassa andranno ricercate con una attenta disamina delle voci di bilancio “C) III. Attività finanziarie che non costituiscono immobilizzazioni”, per valutare se rappresentano attività prontamente trasformabili in cassa.

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Ebitda normalizzato : significato e utilità

In alcuni casi l’Ebitda può essere utilizzato a fini negoziali, rispondendo a logiche e obiettivi diversi da quelli  centrati sulla misurazione della performance economica.

Si parla in questi casi di “Ebitda normalizzato”, definito anche “Ebitda adjusted” oppure “Ebitda underlying”.

Si può determinare l”Ebitda normalizzato” partendo dall’Ebitda classico sommando i costi di leasing finanziario (inclusi nella voce B8), ii),  le rettifiche per le operazioni “non conformi al mercato” con le parti correlate e gli eventuali ricavi o costi inusuali e non ricorrenti.

A tal fine :

  • i costi di leasing finanziario vengono esclusi dall’Ebitda non perché costituiscano componenti di costo non monetario, bensì per una coerenza con la definizione di PFN che indubbiamente include al suo interno quale componente di indebitamento il debito residuo dei contratti di leasing finanziario.
  • rettifiche per operazioni “non conformi al mercato” con le parti correlate: le transazioni infragruppo oppure con parti correlate, non essendo basate sul confronto diretto col mercato, possono esprimere dei prezzi non negoziati sul mercato e pertanto possono alterare (mediante variazioni in aumento o in diminuzione) la “normale” generazione di cassa della società in oggetto, pertanto devono essere opportunamente sterilizzate;
  • ricavi o costi inusuali e non ricorrenti: trattasi di poste derivanti da specifiche operazioni non ripetibili, come : plusvalenze e minusvalenze realizzate in occasione delle cessioni di rami di attività, nonché i relativi costi accessori; costi o proventi derivanti da svalutazioni/rivalutazioni/riprese di valore; indennizzi assicurativi o contrattuali ricevuti o subiti;
    contributi pubblici ottenuti a seguito di norme temporanee.

Anche alte voci normalmente incluse nella definizione base di Ebitda possono essere riconsiderate per fini negoziali, tipo : incrementi di immobilizzazioni per lavori interni, altri ricavi, svalutazioni dei crediti compresi nell’attivo circolante e delle disponibilità liquide, accantonamenti per rischi ed altri accantonamenti.

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Come calcolare l’EBITDA

L’Ebitda ha una forte valenza informativa, in quanto -non includendo talune rilevanti componenti di costo non monetarie come gli ammortamenti di immobilizzazioni materiali e immateriali è in grado di approssimare la generazione di cassa, in termini di flusso di cassa operativo, riveniente dall’andamento economico del periodo.

Normalmente Ebitda è inteso il saldo tra il “valore della produzione” (sezione “A” del conto economico) e i costi della produzione (sezione “B” del conto economico) del bilancio della Società redatto ai sensi degli articoli del Codice Civile , che corrisponde al reddito operativo (Ebit),escludendo dal calcolo del suddetto saldo le voci inserite nel bilancio della Società ai sensi dell’articolo 2425 del Codice Civile: ammortamenti e svalutazioni (voci B-10-a e B-10b e B-10-c).

Solo le svalutazioni delle immobilizzazioni vengano escluse dal calcolo dell’Ebitda, in quanto la svalutazione di una immobilizzazione riflette una perdita di valore economico del bene senza che a questa corrisponda una manifestazione monetaria. Non sono invece da escludere, secondo l’impostazione prettamente aziendalistica, le svalutazioni di crediti2 (B-10-d), che permangono quindi all’interno dei costi della produzione, poiché esse corrispondono a mancate entrate di cassa, e pertanto aventi anch’esse una natura assimilabile ai costi monetari. Analogamente, anche le voci di accantonamenti per rischi (B-12) e altri accantonamenti (B-13) non vengono escluse nel calcolo dell’Ebitda in quanto aventi, sebbene in termini probabilistici, natura monetaria.

Normalmente gli elementi che compongono la nozione di Ebitda sono prevalentemente caratterizzati da una correlata presunta manifestazione finanziaria, tranne che per alcune voci .

Fra queste si evidenziano :

svalutazioni dei crediti compresi nell’attivo circolante e delle disponibilità liquide: questa voce accoglie nella sostanza gli accantonamenti al fondo svalutazione crediti a fronte del probabile rischio di inesigibilità di taluni crediti commerciali. A tale voce non corrisponde alcun esborso finanziario e ciò consentirebbe di poter valutare l’esclusione di detta componente di costo dall’Ebitda; nella prassi, tuttavia, la questione viene trattata in modo difforme e, talora, anche per motivi di prudenza, si procede all’inclusione della svalutazione crediti nella misurazione dell’Ebitda;

accantonamenti per rischi ed altri accantonamenti: anche per questa voce non vi è alcun esborso finanziario di periodo connesso alla rilevazione contabile (l’accantonamento infatti precede temporalmente l’esborso finanziario). Occorrerebbe differenziare inoltre tra gli accantonamenti per oneri e per rischi. I primi rappresentano passività di natura determinata ed esistenza certa, stimate nell’importo e/o nella data di sopravvenienza, connesse a obbligazioni già assunte alla data di bilancio, ma che avranno manifestazione numeraria negli esercizi successivi.

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